Allergici alla pazienza
Ci siamo addestrati all’istantaneità, a quella notifica che ci avvisa più volte di un messaggio durante la nostra giornata.
Ci siamo convinti di non avere mai tempo a sufficienza e così, corriamo dal medico per un raffreddore o una tosse, e spesso senza neanche passare da lui, assumiamo in autonomia antibiotici. Vogliamo guarire presto, il prima possibile.
Ci siamo persuasi di dover sempre risolvere tutto in fretta, dimenticando che siamo parte/figli/frutti della Natura, la Grande Madre, la quale prevede tempi e cicli che nulla hanno a che fare con ritmi così esigenti ed egoici.
Praticare il Sumi-e implica investire in pazienza, significa addestrarsi alla concentrazione e alla calma, desiderare di mettere in atto concretamente un processo di destrutturazione.
Vuol dire scegliere di crearci la possibilità di educare corpo e mente, a recuperare degli spazi di tempo per far germinare il nostro “io interiore”, recuperare la consapevolezza delle nostre radici e grazie a loro, assorbire i nutrienti utili per crescere e riconoscere cosa ci è utile davvero.
Il Sumi-e non è solo una tecnica pittorica, ma una fonte d’ispirazione.
Nel Sumi-e, impariamo a connetterci con noi stessi in relazione a ciò che avviene fuori di noi.
A non farci condizionare da un’inutile avidità di risultato, ad allenarci a lasciarci fluire senza troppe e faticose resistenze,
ad accettare ciò che è.
Ma principalmente a trasferire tutto questo fuori dalla pratica, per farlo emergere ed agirlo nel nostro quotidiano.
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