Il “mio” cielo non è mai quello della natura
Rita Pontarollo - Art Deco snc
Restauratrice Ministeriale
Mi è stato affidato l’onere e l’onore di occuparmi della tutela e conservazione di alcune opere a cielo aperto del MAU - Museo di Arte Urbana di Torino, Borgo Campidoglio. Il restauro di “Cielo” di Carena è stato a dir poco un intervento al “limite”. Lo stato del degrado si evidenziava maggiormente nel distacco quasi totale del colore di fondo a base acrilica, dall’intonaco pittorico. La tecnica esecutiva dell’opera a vernice alla nitro applicata ad aerografo tuttavia, si presentava coerente e ben ancorata al colore di fondo. Previa delicata pulitura a secco di tutta la superficie, ho dovuto prevedere l’ammorbidimento delle scaglie sollevate, a micronebulizzazione ad acqua demineralizzata tiepida e il successivo ancoraggio a velinatura e consolidante a base acquosa, essendo la superficie pittorica sensibile ad altri metodi di incollaggio. Successivamente ho provveduto alla stuccatura delle lacune dell’intonaco pittorico con malta di calce ed inerti a granulometria uguale all’originale. Ho eseguito un successivo fissaggio della superficie pittorica per ultimare poi l’intervento con un’integrazione delle lacune.
COLLOCAZIONE Opera “Cielo” su muro. Acrilico / nitro ad aerografo di Antonio Carena Anno di realizzazione 1998. MAU - Museo di Arte Urbana Borgo Campidoglio -Torino
L’ARTISTA Antonio Carena nasce nel 1925 e muore nel 2010. Precorre i tempi. Scardina i dettami dell’arte ed è un precursore del muralismo. È molto vicino ed attento ai fermenti artistici contemporanei, rimanendo tuttavia distaccato in una dimensione totalmente anacronistica. Il suo percorso artistico lo porta ad esplorare tecniche e supporti diversi, realizzando opere in tutta Europa. I Cieli di Carena, sono un momento espressivo della sua carriera molto intenso. Riporto le sue parole per descrivere il sentimento espressivo dell’opera “Cielo” da me restaurata.
«Il “mio” cielo non è mai quello della natura. Il mio cielo è un’invenzione, un rivestimento, in una continua operazione di metamorfosi che ha ricoperto non solo le tele, ma anche le lamiere, le statue, gli oggetti, i pilastri, le colonne, i tavoli, le sedie. I miei cieli sono spazio urbano tecnologico. E questa rivelazione io la ebbi, casualmente, una mattina, una luminosa mattina del 1963, mentre, fermo in piazza San Carlo, aspettavo due amici in ritardo che dovevano arrivare da Roma. Passeggiavo per ingannare il tempo, calpestando il “toro” che sta sul marciapiede davanti al celebre caffè. Il mio sguardo cadde per caso sulle auto in sosta. Mi apparve, deformato sulla loro carrozzeria, un nuovo paesaggio: quello riflesso, fatto di case, di palazzi, di chiese. Un paesaggio che si avvaleva proprio delle auto per la sua rappresentazione. Fu un momento di folgorazione per me, di magia, di splendida intuizione: la carrozzeria di un’auto poteva essere un paesaggio non vero, ma reale. Da quel momento le mie tele furono le parti di carrozzeria riflettenti: erano queste che costituivano i supporti giusti per paesaggi urbani rivestiti di cielo. Non più il pennello tradizionale, ma “la pistola” del carrozziere per la creazione delle cielagioni e delle nuvolazioni».
È di gennaio 2020 l’inaugurazione della Casa-Museo a Rivoli, comune nella prima cintura di Torino, che rende onore ad un maestro ed artista contemporaneo in un era in cui la Street Art è diventata la “maniera” espressiva degli artisti moderni.
IL MAU Il MAU nasce dall’intuizione di Edoardo Di Mauro , attuale presidente del museo e direttore della Reale Accademia Albertina di Belle Arti, di riqualificare il Borgo Campidoglio a Torino, attraverso la valorizzazione degli edifici tipici di fine 1800 del quartiere operaio. La scelta verte nell’ interpretare il borgo come un “museo a cielo aperto” e nella visione futurista, che oggi tutti conosciamo come Street Art, comincia a commissionare opere da realizzarsi sulle facciate delle case del quartiere. Coinvolge artisti di formazione ed estrazione diversa, concedendo ad ognuno la libertà espressiva che ogni artista desidera avere nel realizzare la propria opera. Ad oggi le opere a cielo aperto sono oltre 180, che richiedono una manutenzione ordinaria continua, per rimanere fruibili alla collettività, come valore fondante del muralismo.
UNA RIFLESSIONE Il restauro delle opere moderne sulle superfici architettoniche, lascia ampio spazio a riflessioni a carattere filologico e conservativo. La possibilità di interfacciarsi talvolta con l’artista e quindi di recuperare informazioni, l’utilizzo di tecniche e materiali diversi spesso non compatibili con il supporto, la necessità di conservare opere pubbliche laddove la proprietà e i diritti rimangono in capo al Museo, ma eseguite su proprietà private, ci mettono di fronte a numerose questioni ed analisi alle quali, solo con risorse economiche disponibili, ed attenti interventi di manutenzione conservativa ordinaria, riusciremo a dare delle risposte concrete.
IL VIDEO DELL’INTERVENTO DI RESTAURO
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